Lettori fissi

martedì 31 luglio 2012

MUDEJAR - BAILANDO MI TIERRA


Ogni tanto bisogna anche nutrire il proprio spirito ... e una bella serata a Teatro è quello che ci vuole. 

Beh, io sotto sotto sono una Stalker Psicopatica e la prima serata mi è piaciuta così tanto, che ci sono tornata una seconda volta. Ma sorvoliamo !!!

Copio-incollo da internet (sito del Corriere della Sera)... perchè non trovo le parole (e soprattutto non so un cavolo sui balletti) ... E' STATO TALMENTE BELLO !!!!!

Da Glinka a Liszt, da Saint-Saëns a Balakirev, grandi compositori sono andati nel tempo a cercare ispirazione nella jota, una delle più antiche danze spagnole. Danza dell' anima e del corpo, consacrata patrimonio nazionale, la jota ha fatto un passo in più, è divenuta in questi anni (per meglio dire è ridiventata) popolare, grazie a un interprete vero e carnale come Miguel Angel Berna.  Dicono che davanti ai suoi balletti non si resista al «battipiedi», come plauso finale, tale è il virtuosismo incantatore che sembra nascere dal nulla e trova una sua sublimazione in «Mudéjar...bailando mi tierra!». «Mudéjar - spiega l' artista - è una specie di miracolo avvenuto a Saragozza all' inizio del 1600, la convivenza in una enclave bellissima e pacifica delle tre grandi religioni monoteiste, cristiana, ebraica, islamica. La memoria per noi tutti è fondamentale. Non c' è futuro, senza memoria». Influenze, fedi, culture riaffiorano nei movimenti degli otto ballerini, accompagnati dal vivo da sei musicisti e una cantante: scarpe morbide, perché non è flamenco («la jota ha origini ancor più arcaiche»), nacchere alla mano fatte vibrare con il dito medio in una maniera che in Miguel Angel Berna raggiunge punte di assoluta perfezione tecnica. «Per me - sottolinea il ballerino,  sposato con la ballerina italiana Manuela Adamo e fortemente carismatico, anche se meno sfacciatamente fascinoso di Joaquín Cortés - le nacchere sono come le corde di un violino. Purtroppo non ci sono più i vecchi artigiani. Mio padre le realizza in metacrilato, e anche noi della compagnia le usiamo così, trasparenti». Prosegue: «Ho iniziato a danzare la jota a otto anni, esibendomi nei villaggi più sperduti dove vedevo gli anziani ballare senza mai sfiorarsi. C' è voluto molto tempo per penetrare il senso di una danza nata dal dramma di procurarsi un tozzo di pane e rielaborarla stilisticamente, alla maniera di un poeta con i versi. E' lo stesso procedimento del balletto classico quando attinge i suoi passi dal folklore»





Finito lo spettacolo, mi sono dilettata con la macchina fotografica e il mio "angolo" preferito di Verona: Ponte Pietra:




Non so come sia successo ... ma l'acqua sembra latte !!!









Ciao !!!